Caro Beppe,
abbiamo letto sul tuo blog qualche giorno fa un intervento di una tua lettrice libraia, riguardante la pessima abitudine di qualche insegnante di ricorrere a strade non proprio ortodosse per il reperimento dei testi integrativi per le vacanze dei propri studenti (“Scuola: le maestre e i libri per le vacanze” – http://italians.corriere.it/?p=26222 ).
La scolastica per le librerie e soprattutto le cartolibrerie del territorio è strategica: era il periodo di maggior impegno, dove davvero si aveva il piacere di lavorare. Non è più così.
Contrariamente a quanto tu possa magari immaginare, il tema è di fortissima attualità per noi librai e cartolibrai, visto che il problema menzionato è davvero diventato molto diffuso. In special modo, ti posso garantire, qui a Bergamo. Viviamo assediati dalla Grande Distribuzione Organizzata (che tratta il libro come articolo civetta). GDO che è molto cemento, ma è anche e soprattutto cultura del prezzo più basso possibile. Anche a costo di sacrificare la legalità. E questo diventa uno stato mentale.
Il tema è delicato: si contrappongono le giuste aspettative dei consumatori, che si vedono ogni anno costretti a sborsare cifre importanti per l’istruzione, e la necessità di fermare un’emorragia inarrestabile di utenti dalle librerie e dalle cartolibrerie, indicate nei fatti come responsabili di queste spese obbligate e degli aumenti invece imposti dagli editori.
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