E’ amareggiato Stefano Mauri, vicepresidente della holding Messaggerie Italiane. Il suo gruppo, numero uno in Italia nell’e-commerce di libri tramite Ibs e ai primi posti nel settore degli e-book sia attraverso la stessa Ibs che con Edigita, la piattaforma di distribuzione costituita assieme a Rizzoli e Feltrinelli, non è stato invitato a Digital Venice 2014, il summit sull’agenda digitale che aprirà il semestre a guida italiana dell’Unione Europea. «Al contrario, mi risulta che Amazon e altre piattaforme Usa sono state invitate alla giornata inaugurale (oggi, lunedì 7 luglio, ndr), alla presenza del premier Matteo Renzi. E che parteciperanno numerose start-up. Mi sembra che la scelta di escludere gli editori sia dovuta a una percezione distorta del nostro mercato. Non sono gli ebook a mettere in difficoltà gli editori che continuano a investire nel digitale: è la crisi che ha colpito le tasche degli italiani». Le tesi di Mauri, ai vertici di un gruppo da 484 milioni di ricavi, terzo nel settore dei libri grazie a marchi come Longanesi, Guanda, Tea, Corbaccio, Garzanti, Vallardi, solo per citarne alcuni, sono abbastanza semplici. E partono da una critica serrata alla sopravvalutazione del ruolo delle startup nell’ambito dell’editoria. E poi si accanisce contro Amazon: «Le editorie librarie in cui è dominante sono quelle di lingua inglese. Ma nell’Europa continentale così come in Cina, Amazon è importante ma non altrettanto dominante».
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