Vai al contenuto
Home » Franceschini a editori, fare sistema e non competere su terreno sbagliato

Franceschini a editori, fare sistema e non competere su terreno sbagliato

franceschini_darioFare sistema, lavorare “per ampliare la torta e non per dividerne una piccola”, usare “tutte le tecnologie offerte dalla modernità senza snobismi”, e rilanciare così quella che è la grande urgenza del mercato editoriale: non il libro, ma la lettura stessa. Così il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha risposto alle istanze provenienti dalle diverse realtà del mondo editoriale emerse oggi in un incontro nell’ambito di ‘Libri Come’ all’Auditorium Parco della Musica di Roma. “Non bisogna competere sul terreno sbagliato, se ognuno rivendica le esigenze del proprio microsettore non si va avanti”, ha ammonito Franceschini, ricordando quanto la lettura sia fortemente a rischio nel nostro paese.
“La lettura ha in se due dati, l’esclusività e la lentezza. Per leggere ci vuole lo stesso tempo che ci voleva nel 1400”, ha spiegato il ministro, sottolineando come “in una società dove tutto è molto più veloce, dal cinema, alla comunicazione alle immagini” questo costituisca uno dei principali problemi da risolvere. “Penso a dei bar che invece che l’insegna ‘free wi-fi’, possano magari avere quella di ‘wi-fi free’, nel senso di costituire uno spazio dove recuperare il tempo per la lettura”, è stata la provocazione di Franceschini, che ha osservato come si debba “valorizzare il dato della lentezza”.
Il ministro ha respinto dunque le ‘paure’, emerse da più parti durante il dibattito, nei confronti dell’ebook o di colossi come Amazon (del quale “bisogna arginare la prepotenza”, come ha sottolineato nel suo intervento il presidente del Cepell Romano Montroni), sostenendo che “Amazon non è il nemico da combattere” se può servire a raggiungere “i lettori che altrimenti non leggerebbero per niente”.
Per fare questo è necessario, secondo Franceschini, “usare tutte le tecnologie offerte dalla modernità”, evitando gli snobismi nei confronti, ad esempio, della tv o delle ‘celebrities’ usate come testimonial. “Se una cosa la dice Jovanotti e funziona di più che se la dice un addetto ai lavori, perché non usare questo sistema per promuovere la cultura?”, ha domandato il ministro, che ha esortato anche a fare un migliore uso della tv rispetto a quello che se ne è fatto negli ultimi 25 anni...Continua

Fonte: “www.adnkronos.com”