Giù il fatturato, spariti i nomi storici come Fogola e Zanaboni
Quando chiude una libreria si apre nella città una ferita che non si rimarginerà, perché con il «negozio» scompare una comunità di lettori che si era sedimentata negli anni intorno a quel libraio, dentro quelle mura. La crisi – unita alla concorrenza delle catene – ha spazzato via, dal 2011 alla fine dello scorso anno, venti librerie in provincia, di cui sette nella sola Torino. In tre anni il calo è stato del 5,2% a Torino città, del 9,1% in provincia, del 7,7% in Piemonte. In Italia sono le grandi città a soffrire un poco meno dei centri piccoli.
Le chiusure
Sono spariti nomi storici del centro come Fogola, Zanaboni, Druetto, Giolitti e Lattes e altri più diffusi nei quartieri meno centrali. E persino gli empori di catene come Fnac e Coop hanno chiuso i battenti. Ma non sono solo i numeri – forniti dalla Confesercenti – a dare l’idea delle difficoltà. Chi ancora campa lo fa in modo spesso stentato: fra il 2008 e il 2013 i fatturati sono stati costantemente in calo a un ritmo del 5-7% all’anno e tra 2013 e 2014 si è arrivati a un meno 15-20%.
Secondo la Confesercenti, se si considera che i costi fissi – come imposte, previdenza, stipendi per dipendenti, affitti, energie elettrica – hanno subito rincari del 5-10% si arriva a una flessione anche del 30-40%…Continua